"Incontrai il dottor Borsellino — dichiara il pentito Vincenzo Calcara nel 1992 — il 3 dicembre 1991, ma soltanto il 6 gennaio di quest'anno gli dissi che ero uomo d'onore e gli dissi anche: "Dottore, io sono quella persona che avrebbe dovuto ucciderla, io avrei dovuto essere il killer".
Mi guardò incerto poi mi chiese: "Ma dove mi avrebbe dovuto uccidere, a Palermo oppure a Marsala?"
"A Palermo. Perché a Palermo è più facile". Gli dissi che il suo attentato avrebbe dovuto avvenire con un'autobomba.
Rimase perplesso, poi mi disse: "Va bene Calcara, mettiamoci a lavorare".
Da quel momento in poi iniziò un rapporto splendido: in lui vedevo il vero uomo d’onore, ma inteso come onore quello vero, non quello che credevo quando entrai in Cosa Nostra. Quando lo incontrai subito dopo la morte di Falcone, lo vidi demoralizzato ma mi disse: "Vincenzo, non ci arrendiamo, andiamo avanti, io e te siamo nella stessa barca e indietro non si torna". Gli dissi: "Ma signor giudice, lei non ha paura? Ora tocca a lei di sicuro", e lui mi rispose: "È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola".
Pochi mesi dopo, il 19 luglio 1992, proprio a Palermo, la vita di Paolo Borsellino veniva stroncata nella strage di via D’Amelio.
(Sedici anni fa come oggi, il 23 maggio del 1992, moriva Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta in un attentato a Capaci. Nella foto insieme all'amico Paolo Borsellino).
La cos atragicomica è ch eoggi a commemorare (e forse anche a compiangere) Falcone sono anche quelli che in vita lo hanno osteggiato in tutti i modi... :-(
RispondiElimina@ Adelaide: naturalmente ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale, vero? Ad ogni modo credo di aver capito a chi ti riferisci...
RispondiEliminaipocrisia commemorativa..
RispondiElimina@ ipsediggy: concordo pienamente...
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