"Perchè ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perchè ridiventasse se stesso in un tempo nuovo".
Pubblicato a puntate sul quotidiano La Repubblica tra maggio e ottobre 2006, Alessandro Baricco riflette su un fenomeno che ha osservato nel mondo intorno a lui, percepito dai più come un'apocalisse imminente e annunciato da una voce che suona come un grido d'allarme: stanno arrivando i barbari. L'autore propone un viaggio tra sommeiller, libri e calciatori, al solo scopo di ritrarre il nuovo consumatore culturale. Un "barbaro", dice Baricco, trasforma l'esperienza del consumo in traiettorie veloci e superficiali, dove il Senso coincide col movimento e l'innovazione è uno scarto laterale che regala meraviglia.
Arrivano da tutte le parti, i barbari. E un po' questo ci confonde, perchè non riusciamo a tenere in pugno l'unità della faccenda, un'immagine coerente dell'invasione nella sua globalità. Ci si mette a discutere delle grandi librerie, dei fast-food, dei reality show, della politica in televisione, dei ragazzini che non leggono e di un sacco di cose del genere, ma quello che non riusciamo a fare è guardare dall'alto e scorgere la figura che gli innumerevoli villaggi saccheggiati disegnano sulla superficie del mondo. Vediamo i saccheggi, ma non riusciamo a vedere l'invasione. E quindi a comprenderla.
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