Credevamo che nella modernità saremmo riusciti a lasciarci alle spalle le paure del passato; credevamo che la tecnologia, la medicina, la scienza avrebbero risolto i nostri problemi. Eppure viviamo in uno stato di costante allarme. Il sociologo Zygmunt Bauman fa in questo libro un inventario delle nostre paure, nel tentativo di scoprirne le origini comuni e di esaminare i modi per disinnescarle.
Come spiegare ad esempio le elevatissime vendite dei Suv (impropriamente definiti sport utilitary vehicles) che negli Stati Uniti hanno raggiunto il 45% delle vendite di automobili? L'insicurezza e la paura possono essere molto redditizie. I pubblicitari l'han capito e infatti presentano questi mostri della strada come un veicolo inattaccabile dalla vita urbana, rischiosa e imprevedibile. Veicoli come questi sembrano placare la paura che avvertono le classi medie urbane quando si spostano o stanno nel traffico nelle loro città. Il Suv presuppone e insinua, nemmeno troppo velatamente, che la città è un campo di battaglia e una giungla da conquistare e da cui, al tempo stesso, fuggire.
Mentre l'incolumità personale è diventata uno dei principali, se non il principale argomento di vendita nelle strategie di marketing dei prodotti di consumo, la tutela di legge e ordine, ridotta sempre più alla promessa di incolumità personale, è diventata uno dei principali, se non il principale argomento di vendita nei manifesti politici e nelle campagne elettorali, mentre mettere in mostra i pericoli per l'incolumità personale è diventata una delle principali, se non la principale risorsa nella guerra di ascolto dei mass media, rafforzando ulteriormente il successo degli usi commerciali e politici della paura.
Esistono, infatti, tanti modi per trarre profitto dalla crescente disponibilità di paure: è possibile, ad esempio, guadagnare legittimazione politica e consenso flettendo i bicipiti del governo in dichiarazioni di guerra contro la criminalità, e più in generale contro tutto ciò che turba l'ordine pubblico. L'esibizione pubblica concentra l'attenzione su "criminali recidivi, mendicanti molesti, profughi, migranti da espellere, prostitute sui marciapiedi e altri generi di scarti della società che abbondano nelle vie delle metropoli, suscitando la disapprovazione della gente per bene. A tal fine la battaglia contro la criminalità viene inscenata come uno stuzzicante spettacolo burocratico-mediatico".
Alla luce di quanto detto sopra, si sente il bisogno urgente di trovare una legittimazione alternativa dell'autorità statale e un'altra formula a beneficio della cittadinanza onesta; e non sorprende affatto che la si vada a cercare oggi nella promessa dello Stato di proteggere i suoi cittadini dai pericoli per l'incolumità personale. Nella formula politica dello Stato dell'incolumità personale lo spettro di un futuro incerto e del degrado sociale dal quale l'allora Stato sociale giurava di proteggere i suoi cittadini viene gradualmente sostituito dalle minacce rappresentate da un pedofilo in libertà, da un killer, da un mendicante invadente, da un rapinatore, da un maniaco, da un malintenzionato, da un avvelenatore, da un terrorista o, meglio ancora, da tutte queste minacce riunite nelle figure, virtualmente intercambiabili, della sottoclasse locale e dell'immigrato clandestino, corpo estraneo dalla culla alla tomba e potenziale nemico interno per sempre, dal quale lo Stato moderno, promette di difendere i suoi sudditi con le unghie e con i denti.
Paura è il nome che diamo alla nostra incertezza: alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c'è da fare per arrestarne il cammino o, se questo non è in nostro potere, almeno per affrontarla. Nei nostri tempi, poveri di certezze e garanzie, le occasioni per avere paura non mancano. Secondo l'analisi di Bauman, i pericoli che si temono possono essere di tre tipi: quelli che minacciano il corpo e gli averi, quelli di natura generale, che riguardano la stabilità e l'affidabilità dell’ordine sociale, e quelli che insidiano la propria collocazione nel mondo e la propria identità, esponendoci alla possibilità di essere umiliati ed esclusi a livello sociale.
"La paura è una sensazione nota a ogni creatura vivente", nell'uomo, a differenza che negli animali, questo sentimento è particolarmente vincolante, infatti orienta il comportamento dell'essere umano dopo avere modificato la sua percezione del mondo e le aspettative che ne guidano le scelte. Insomma nell'uomo esiste una particolare sensibilità al pericolo, che influenza la sua visione della vita e che determina uno stato di timore strisciante, sospeso nell'aria, presente anche in assenza di una minaccia reale e dunque ancora più subdolo. La paura più temibile è la paura priva di un indirizzo e di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. Non a caso i colpi continuamente annunciati sono molto più numerosi di quelli che arrivano davvero, e dunque, si può sempre sperare di essere risparmiati da uno dei tanti colpi dati per imminenti. Quale computer è mai stato preda del sinistro millenium bug? Avete mai incontrato qualcuno che sia stato vittima degli acari dei tappeti? Quanti vostri amici sono morti per la malattia della mucca pazza o dell'aviaria? Conoscete qualcuno che si sia ammalato per colpa di cibi geneticamente modificati? Avete vicini o conoscenti che siano mai stati aggrediti da qualcuno di quei perfidi e biechi soggetti che chiedono asilo politico? Gli attacchi di panico vanno e vengono e ognuno di essi, per quanto gravem si può ragionevolmente presumere che avrà lo stesso esito dei precedenti.
Il libro di Bauman non offre ricette o soluzioni miracolose ma ci invita a riflettere. Tenta di individuare le radici comuni delle paure e gli ostacoli di cui è costellata la via della loro scoperta, conservando speranze e ottimismo nel futuro nonostante le difficoltà.
Viviamo infatti in un mondo che Bauman chiama liquido-moderno dove non esiste certezza, se non quella che domani non sarà uguale a oggi, quindi l'unica cosa che possiamo fare è convivere con la paura reprimendo il terrore potenzialmente disarmante e invalidante del pericolo che non si può efficacemente prevenire. La morte, come tutto nella vita liquido-moderna, diventa temporanea e valida fino a nuovo avviso. La vita liquida scorre, o si trascina, da una sfida all'altra, da un episodio all'altro, e per la consuetudine che abbiamo con le sfide e gli episodi, essi tendono a non durare a lungo.
...condivido le idee dello scrittore, non si può vivere con le paure o peggio ancora fare di tutte le erbe un fascio..certo che, però, il problema degli immigrati andrebbe affrontato dai governi...la situazione di razzismo dovute ai casi di impunità dei delitti è insostenibile...quindi è giusto che paghino solo i colpevoli, tanto stranieri quanto italiani!!!con affetto lucio
RispondiEliminaSiamo di fronte a strategie di markteting "guerrilla", che ci colpiscono inaspettamente e ci logorano in maniera imperterrita. Le forze istituzionali stanno usando qualsiasi mezzo pur di incuterci terrore. Siamo forse protagonisti inconsapevoli di una "Guerra dei mondi"?????
RispondiEliminaMi firmo dato che prima l'ho dimenticato. Marzia
RispondiElimina@ Marzia: è esattamente come dici, a mio parere le forze istituzionali utilizzano questa politica del terrore in maniera sapiente e furba, non è un caso che il "problema sicurezza" sia stato trattato continuamente durante la scorsa campagna elettorale, la Lega ne ha fatto vero e proprio cavallo di battaglia.
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