Si fa in questi giorni un gran parlare della Riforma Gelmini e delle Riforme sull'Università Italiana contenute nella Legge 133/2008.
Vediamo anzitutto quali sono i punti chiave di tale riforma:
1) Il taglio dei finanziamenti agli Atenei del 20% (in 5 anni 1 miliardo 441,5 milioni di euro in meno).
2) La possibilità di trasformazione degli Atenei da enti pubblici a fondazioni private.
3) Il blocco del turnover al 20%.
Gli studenti naturalmente protestano.
Cerchiamo di analizzare con attenzione ogni singolo punto per capire cosa può andare e cosa proprio no in modo da evitare di sparare nel mucchio e protestare contro i mulini a vento.
Per prima cosa bisogna dire che questa non è una vera e propria riforma ma dei tagli al settore dell'Istruzione camuffati da riforma. Perchè questo? Perchè il periodo delle "vacche grasse" è finito, la crisi economico-finanziaria colpisce anche l'Italia e bisogna prendere i soldi da qualche parte, sicuramente lo si farà dall'Istruzione e dalla Sanità. Per quale motivo? Perchè come suggerisce Angelo Panebianco su Magazine de Il Corriere della Sera "per decenni la vera politica dell'istruzione in Italia è stata quella della quantità (più livelli occupazionali, più risorse, con la conseguenza di insegnanti mal pagati), ora è necessario invertire la tendenza". Dobbiamo cioè puntare sulla qualità. Bisogna solo vedere se questo è il modo giusto per farlo. E se ci sarà almeno un sindacato pronto a scommettere sulla riqualificazione della scuola.
Ogni cosa ha un prezzo: quando decisero di inserire lo studio dell'Inglese già dalle elementari, cosa peraltro giustissima, si è riflettuto abbastanza sui costi che sarebbero scaturiti? Ora si torna al maestro unico, che ovviamente dovrà insegnare anche inglese. Come farà? Con un corso di 100 ore da frequentare precedentemente. Secondo voi basteranno? Io penso proprio di no.
Vediamo il primo punto: secondo il mondo accademico, il minore investimento per l'Università si tradurrebbe in una bassa qualità della didattica e della ricerca (già poco competitiva nel panorama europeo) e nell'aumento delle tasse per gli studenti. Una cosa è certa: bisogna ridurre gli sprechi. Non certo però tagliando sulla Ricerca ma, solo per fare un esempio, guardando a cosa sta succedendo con il proliferare delle Università telematiche, vere e proprie buffonate. Non solo, anche controllando e chiudendo, se necessario, corsi di laurea inutili, con pochissimi iscritti e senza opportunità di sbocchi lavorativi. Perchè se non è bello dover subire un aumento delle tasse, è anche vero che una volta pagate e fatti tanti sacrifici per conseguire una laurea se nemmeno con questa si riesce a trovare lavoro forse sarebbe stato meglio non sprecare soldi e tempo.
Sarò impopolare ma il Diritto allo Studio dovrebbe sì essere garantito, ma garantito soprattutto a chi è meritevole. Se in un'università le aule sono da 200 posti, ben venga il numero chiuso se permette di offrire un buon servizio. Non è giusto togliere le Borse di studio ma aumentare gradualmente le tasse man mano che si esce fuori corso così è più forte l'incentivo a darsi da fare. C'è il problema degli studenti-lavoratori? Si dovrebbe cercare di organizzare tempi, spazi e modalità d'esame diverse e adatte anche a loro.
Il secondo punto è quello su cui vorrei concentrarmi: la possibilità di trasformazione degli Atenei da enti pubblici a fondazioni private. Cosa significa? Il diritto civile ci spiega che una fondazione è un complesso organizzato di persone e beni caratterizzato dalla destinazione di un patrimonio privato ad un determinato scopo di utilità pubblica. La possibilità di trasformazione in fondazioni private è una sfida ad entrare in concorrenza: rimanere chiusi guardando esclusivamente nel proprio pezzetto di terra oppure cercare di competere con il resto d'Italia e del Mondo?
La sfida non è semplice ma molto stimolante. Non significa che l'Università pubblica diventa privata allora pagheremo tutti tasse altissime riducendo il Diritto allo Studio. Sarebbe banalizzare il problema. Sicuramente è un primo distacco statale dal settore universitario: significa responsabilizzare chi gestisce l'Istruzione; significa che l'Università potrà trovare sponsor per racimolare fondi e aziende-partner verso cui orientare i propri laureati; significa che chi è più bravo attrarrà maggiori iscritti, chi non è capace scomparirà.
Somiglia un po' a quello che è successo anni fa con la devolution ovvero la concessione di poteri da parte del governo centrale a favore dei governi regionali o locali, secondo il principio della sussidiarietà. Quando è qualcun altro che mette i soldi (cosìddetto problema del terzo pagante) ci lasciamo tutti un po' andare, se lo Stato ci dà 100 euro da spendere li spendiamo tutti e 100, se non di più. Se così sarà invece si vedrà chi ha lavorato bene e chi ha sperperato. Il bilancio delle fondazioni infatti verrà controllato annualmente dalla Corte dei Conti.
Infine il blocco del turn over, consiste nella riduzione del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) per il prossimo triennio cioè riduzione del finanziamento statale alle Università: quindi ogni 5 pensionamenti ci sarà 1 assunzione. Secondo i rettori, tale piano porterebbe il sistema alla catastrofe, con atenei impossibilitati a chiudere i bilanci in pareggio già dal 2010.
A Voi la parola!
Gelmini, Gelmini. Una riforma andava fatta, corretta nei confronti di alunni, studenti ed anche insegnanti. Non avendo le capacità di fare questo ha almeno raggiunto un equilbrio... li ha scontentati tutti! :-(
RispondiElimina@ Adelaide: ah ah davvero!
RispondiEliminaMa cosa dite....e chi non ha soldi per finanziarsi tutti gli anni di università allora che fa? Deve rimanere a casa? Allora chi non ha tanti soldi non ha il diritto di crescere e di migliorare secondo voi?
RispondiEliminaC'è il debito pubblico? Bene!
iniziate a tagliare gli stipendi assurdi dei politici!
Tagliate fuori tanti insegnanti? Bene!
Anche voi tagliate i posti al parlamento mandando in pensione chi ci deve andare già!
BASTA sottomettere il popolo! Siate più umili! Pensate a noi invece di arricchire le vostre tasche!!!
DOVRESTE VERGOGNARVI!!!
RispondiEliminaandate a lavorare invece di rubare soldi a noi povera gente!!!
tutti e dico tutti devono avere il diritto allo studio, il diritto a lavoro e tutti dobbiamo avere il dirito di vivere!
tagliate a noi per arricchirvi semr di più come se non vi basta già quanto ci state spremendo!!!
L'italia non va avanti grazie a voi!!!
VERGOGNA!
Una riflessione si impone: il 90 % circa dei finanziamenti alle Università va in STIPENDI, BENE IO CHIEDO NEGLI ALTRI STATI OCCIDENTALI QUAL'è LA PERCETUALE DI SPESA PER GLI STIPENDI ?
RispondiEliminaInoltre vorrei conoscere il rapporto esistente tra il proliferare dei corsi di laurea inutili ( intendendo per corso inutile quello che non da nessun sbocco pratico verso il mondo produttivo) e i gerenti dei vari Atenei (rettori, presidi, ordinari Direttore amministrativo) .
Forse è giunto il momento di "potare" le spese iniziando sì dai fannulloni (anche all'Università purtroppo ne esistono): è giunta ora di personalizzare stipendio e fondi da erogare ai vari docenti, e personale dirigente delle Università in funzione di parametri quali produttività della ricerca, valore dei laureati non solo in base al numero, bensì in relazione alla sua vera conoscenza del sapere richiesto. Perchè anche in Italia non si introduce un sistema di valutazione serio, credibile, indipendente, internazionalmente validato (es. impact factor delle pubblicazioni del candidato al finanziamento..... etc.... )
Io ho abbandonato l'Università autopensionandomi perchè mi ritenevo inutile e sprecato per le mie competenze acquisite in anni di confronto internazionale con i colleghi stranieri ed italiani. per ultimo MA PRIMO PER IMPORTANZA MORALE è GIUNTA L' ORA PER I POLITICi TUTTI ( PARLAMENTARI E NON (regioni, province, comuni, assessori vari ) NON SOLO DI VEDERSI RIDOTTO LO STIPENDIO E IL LORO NUMERO: NON è UMANO CHE I NOSTRI PARLAMENTARI (LA CUI PRODUTTIVITà è SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI) GUADAGNINO 10 VOLTE LO STIPENDIO DI UN OPERAIO , DI UN IMPIEGATO; E CHE DIVERSE MIGLIAIA DI PERSONE VENGANO REMUNARATE A CHIAMATA DELLA POLITICA PER FARE QUELLO CHE LORO DOVREBBERO PER LEGGE !!!!
sono d'accordo con l'anonimo n.5 sul "potare" corsi di laurea inutili, facendo pagare di più ai fannulloni che sono un costo per tutti.
RispondiEliminaCome non essere d'accordo con la diminuzione del numero dei politici e dei loro stipendi, dubito però che qualunque governo lo farà (nè di centrodestra nè di centrosinistra).
Ai commenti "infuocati" n.3 e 4 vorrei rispondere di dare un'occhiata al PIL dell'Italia alla voce Spese, noterà che le spese principali sono: Sanità, Istruzione e Interessi sul debito pubblico. Poichè sull'ultimo si può fare ben poco dobbiamo ridurre le spese principali ovvero Sanità e Istruzione (purtroppo la spesa dei politici è solo una goccia nel mare ma sono OVVIAMENTE d'accordo che andrebbe ridotta). Lo dico ahimè da studente di Economia di un'UNIVERSITà PUBBLICA, non avendo nè genitori nè parenti che fanno i politici. Non c'è bisogno di essere Tremonti per sapere che qualunque settore pubblico spreca molto di più del privato ed è per quello che si va nella direzione delle fondazioni. Per quanto riguarda gli insegnanti e la Scuola penso che la riforma-Gelmini farà molti danni.
A livello universitario la concorrenza dovrebbe fare bene, ma secondo me bisognerebbe insistere sulla politica delle Borse di studio ai più meritevoli e degli alloggi per studenti (da noi molto più bassi che in altri Paesi) perchè così costringono chi non ha i soldi per pagare un affitto a scegliere l'Università più vicina non consentendo una adeguata concorrenza.
Piccola precisazione: nella riforma delle scuole elementari il maestro unico non dovrà insegnare inglese...infatti, le uniche figure specializzate che restano in carica, sono insegnanti specifici per inglese e religione...
RispondiEliminaDreva
@ Dreva: giusta precisazione, per una volta siamo d'accordo!
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